L’Arte Nascosta dietro i Generatori di Musica AI: Cari pseudo-artisti smettetela di fingere.
Nel mondo sempre più digitalizzato della musica, i generatori di musica AI sono diventati una sorta di giocattolo alla moda per coloro che vogliono fingere di essere artisti senza sporcarsi le mani. Sì, stiamo parlando di quelle persone che si vantano di “creare” musica premendo un paio di pulsanti, cavalcando l’onda di un trend tecnologico, un pitch mediatico, senza offrire un vero contenuto artistico – ed attenzione ho detto contenuto, figuriamoci se parlassimo di contributo artistico…
Nella mia selezione dei migliori generatori di musica AI del 2023/2024, strumenti che rappresentano la nuova linfa per i cosiddetti “artisti” del vuoto più assoluto, nuovi pennelli per i finti “pittori” del nulla più devastante: VEED (Link), Beatoven (Link), SOUNDRAW (Link), Boomy (Link), AIVA (Link), Soundful (Link), Loudly (Link), WavTool (Link), BeatBot (Link) e Mubert (Link).
Parliamoci chiaro, questi tool sono l’ideale per chi si illude di essere il prossimo Beethoven, ma non sa nemmeno cosa sia una chiave di violino. In una sorte di empireo dove i sogni di gloria musicale si infrangono contro la realtà di un algoritmo. E ripetiamolo, tutto per chi pensa che la creatività possa essere sostituita da un clic.
Una specie di lavatrice programmabile, per chi grida al mondo la propria “arte” ma sussurra quando si tratta di talento. Questi strumenti, che vanno da piattaforme gratuite a versioni a pagamento, sono diventati il rifugio sicuro per coloro che vogliono cavalcare l’onda dell’AI senza possedere una vera passione o comprensione per la musica. La vera arte, tuttavia, non risiede nell’atto di selezionare un genere o premere “Crea Traccia”.
Coloro che mi conoscono sanno bene che la mia passione è programmare e addestrare le mie intelligenze artificiali con le mie composizioni originali, e vi dirò il motivo: Ritengo che i programmatori e i musicisti, persone del mio calibro, siano gli autentici artisti del futuro, i meta-autori teorizzati da Douglas Hofstadter nella sua eterna ghirlanda brillante.
Considero da sempre i meta-autori come i maestri celati dietro il sipario, che hanno sapientemente trasformato algoritmi complessi e tecnologie di machine learning in strumenti capaci di generare musica – la propria musica. Questo lavoro richiede una comprensione approfondita della musica, della programmazione e della creatività, ben più di quanto non faccia il semplice premere un bottone.
In questa era, l’affermare che un programmatore che è anche un musicista possa essere visto come l’artista del domani mi sembra del tutto appropriato. Non trovo nulla di sbagliato in questa visione, in un tempo in cui la tecnologia si intreccia sempre più con ogni aspetto della nostra esistenza, spingendo questi innovatori e le loro creazioni a ridefinire i confini dell’arte e dell’avanguardia.
Sebbene i generatori di musica AI stiano aprendo nuove strade nella produzione musicale, è cruciale riconoscere dove si trova la vera arte. Non risiede nell’uso dello strumento di Intellgenza Artificiale, ma nella sua creazione e nel suo addestramento con brani originali.
Pertanto, i i meta-autori sono i veri artisti del futuro e vi assicuro che molti di loro, me compreso, hanno ampliato l’orizzonte percettivo dell’espressione creativa attraverso la tecnologia più di molti altri. Mi risulta che nei sessanta/settanta per raggiungere questo tipo di artificialità plastica usavano l’LSD.
Contestualmente a questa consapevolezza, mi sembra abbastanza ovvio che quelli che si credono artisti solo perché sanno maneggiare strumenti scritti da altri e addestrati su brani scritti da altri sono degli illusi. Il discorso è semplice, premere un pulsante non ti rende un musicista, così come usare Instagram non ti trasforma in un fotografo.
Quindi che la finiscano di pavoneggiarsi come se avessero dipinto la Cappella Sistina. Non trovate che sia venuto il tempo di smascherarli per quello che sono? Imitatori di bassa lega in un mondo che grida disperatamente per l’originalità.
Immaginatevi questi iper-mega-ultra-“artisti” moderni, che si atteggiano davanti ai loro schermi, credendo di aver raggiunto l’apice della creatività. Con un clic qui e un clic là, si illudono di essere i nuovi Mozart della musica digitale. Ma in realtà, cosa hanno fatto? Hanno semplicemente scelto un preset e premuto ‘genera’. Oh, l’audacia! La prossima volta che vedrete uno di questi “geni” in azione, ricordatevi che anche un gatto che passeggia su una tastiera potrebbe produrre qualcosa di simile, e probabilmente con più grazia.
E poi ci sono quelli che si vantano delle loro “creazioni” sui social media, cercando disperatamente approvazione e ammirazione. “Guardate cosa ho creato con l’AI!” esclamano, sperando che nessuno si accorga che la loro unica vera creazione è stata scegliere tra ‘mood triste’ o ‘mood allegro’. È come se un cuoco si vantasse di aver cucinato un pasto gourmet quando in realtà ha solo riscaldato un piatto precotto al microonde.
In conclusione, cari pseudo-artisti, smettetela di fingere. La vera arte richiede passione, dedizione e, soprattutto, un tocco umano che nessun algoritmo può replicare. Mentre i veri artisti, i programmatori e gli sviluppatori, stanno spingendo i confini dell’innovazione, voi state semplicemente giocando con i loro giocattoli. Ricordate, premere un pulsante non vi rende artisti, così come scattare una foto con il telefono non vi trasforma in fotografi. Forse è ora di lasciare il lavoro pesante a chi sa davvero cosa sta facendo e tornare a giocare con i filtri di Instagram, dove il vostro “talento” può davvero brillare.
Oberlunar
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